In questo nostro spazio dei Gruppi Consiliari di Per Albino Progetto Civico, vorremmo proporre una riflessione di carattere generale sul rapporto tra finanza e democrazia, anche alla luce degli ultimi avvenimenti in Grecia. Vorremmo provare ad alzare un po’ lo sguardo perché fare politica non vuole dire solo ascoltare il proprio territorio, cercare di migliorarne le prospettive di vita, intervenire per risolvere i problemi dei nostri concittadini, ma vuol dire anche essere coscienti di far parte di un mondo, di una comunità mondiale nei confronti della quale è doveroso avere una visione di insieme. Ci hanno molto colpito le parole di Gianni Tognoni, Segretario del Tribunale Permanente Popoli, pronunciate al Seminario di formazione Rete Radié Rèsch Nord-ovest di Torino dello scorso 9 maggio 2015 e ci piace qui, riportarne alcuni stralci. Secondo Tognoni «Tema centrale di questa riflessione è il rapporto tra democrazia e finanza; finanza come economia virtuale, che può “cambiarsi d’abito” come vuole rispetto all’economia reale, e nella quale la democrazia resta “intrappolata”. Per resistere, per affrontare il livello dello scontro e avere idee in avanti bisogna capire che con questa immagine di economia e finanza si sta proponendo di sostituire l’immaginario dei diritti con un altro immaginario. L’immaginario dei diritti affermava come possibile un cammino e un progetto; la finanza indica come tassativo un percorso (bisogna fare così): si dichiara infallibile. La finanza si pone come una teologia dogmatica, che, per definizione, non è giudicabile, si autovalida, afferma di custodire la verità ed esiste di per sé. Nel processo con cui nel mondo si arriva alla formazione delle decisioni, l’ultimo elemento che compare sono i diritti delle persone, anzi le persone stesse, che non possono essere riassorbite in concetti. Le persone sono portatrici di domande concrete, e allo specifico, alle persone si risponde con “il sistema non lo prevede”. In questo contesto dobbiamo riformulare categorie e obiettivi del nostro lavoro, se vogliamo far arrivare i nostri progetti a chi ne ha bisogno. Uno dei temi su cui il TPP lavora non è solo quello della qualificazione giuridica dei meccanismi della finanza, ma se sia possibile oggi porre la domanda sulla legittimità della finanza. La finanza è uno dei nomi che assumono oggi i totalitarismi, di cui non si può parlare, e che pretende di non essere valutata come un totalitarismo; ma essa stessa, attraverso le troike, ecc, distribuisce titoli (populismo, ecc), cioè vede ideologia dove ci sono persone (es. Grecia)». Per Tognoni è in atto un cambiamento profondo nella società mondiale, che ha cominciato a prendere le sue mosse con gli anni Settanta per poi compiersi in quelli Novanta con la globalizzazione, un cambiamento che ha portato ad una mutazione genetica della sovranità degli stati che sono chiamati soltanto a ratificare e applicare, senza discuterne, scelte fatte da altri: «E’ cambiato tutto uno scenario. Le organizzazioni centrali e gli stati almeno formalmente democratici sono stati svuotati del loro ruolo di promotori di diritti sostanziali e di democrazia e diventano alleati delle trasformazioni economiche. In questo processo la democrazia cala a picco nella sua capacità di rappresentare le persone e di permettere un dibattito di idee. La finanza rende il potere economico ulteriormente virtuale. Un altro meccanismo è quello di creare sempre più aree commerciali in cui i trattati commerciali sostituiscono di fatto le Costituzioni e le leggi degli Stati. Lo Stato formalmente c’è, ma è svuotato. E’ stata decretata la non legittimità di esistere delle persone: le persone tornano ad essere soggetti di diritto solo quando sono soggetti economici. Siamo parte di un processo in cui, in qualche modo, tutti noi siamo stati trasformati in migranti: conquistiamo il nostro status di cittadini se per un certo tempo obbediamo alle regole. Come ricondurre il diritto al servizio delle persone? Qual è il ruolo che possiamo avere come individui o come appartenenti a gruppi? E’ possibile portare avanti progetti, e soprattutto un disegno condiviso, al di là della diversità?» Interrogativi aperti che ci devono spronare, anche nelle nostre comunità, nei nostri territori, tra i nostri cittadini, a costruire le giuste sinergie e le efficaci reti per poterci riappropriare del nostro essere cittadini attivi di una comunità pensante.
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